Un tempio unico e senza tempo che chiunque dovrebbe visitare almeno una volta nella vita.

Il Ritual nasce dal sogno e dal genio di Andres Fiore: inaugurato ufficialmente il 6 agosto 1970, diventa immediatamente punto di riferimento per la vita notturna dell’isola.

Un castello in granito si erge su una collina alle porte di Baja Sardinia. Una straordinaria opera d’arte in armonia con la natura circostante; Fiore preferiva definire il suo Ritual una scenografia e non amava parlare di opera architettonica, ma come non ammettere di essere di fronte a un esempio perfetto di architettura organica? Paesaggio e opera umana appaiono naturalmente interconnessi, il Ritual sembra infatti sorgere spontaneamente dalla roccia e dalla vegetazione circostante. Lo schema di costruzione a spirale scelto da Andres, carica la sua “creatura” di significati e simbologie esoteriche.

Ogni parte del locale è stata studiata ad hoc in stretta relazione con la sua posizione rispetto a paesaggio e astri.

Il Ritual, fu uno dei primi locali al mondo a spostare il DJ dal suo gabbiotto isolato alla consolle fulcro della discoteca. Nato negli anni d’oro della Costa Smeralda, il locale si è trovato in perfetta linea con il grande fermento culturale dell’epoca. La clientela è sempre stata estremamente varia ed eterogenea; fin dai primi anni, nella stessa serata, si incontrano intellettuali, gente del mondo dello spettacolo, imprenditori o semplici turisti alla scoperta della bellezza della Sardegna.

Oggi il castello incantato di Baja Sardinia, continua ad essere protagonista indiscusso delle notti estive della Costa; ogni estate il Ritual propone un ampio e variegato programma di serate e ospiti internazionali animano la grotta fino alle prime luci dell’alba.

“Nel 1968 Andres Fiore, personaggio da romanzo di avventure, acquistò in località Su Colbu, una collinetta con una piccola grotta, un unico masso in granito per soffitto; Andrea, Andres per gli amici, come un vero re degli gnomi decise che quella caverna doveva diventare un tempio senza tempo e così nacque il Ritual, un luogo fantastico, nicchie e scalette, guglie e tane preziose scavate nella roccia”

Marella Giovannelli, 21 settembre 1994, LA NUOVA SARDEGNA

“Un Castello incompiuto, fatto di granito e immerso tra rocce multiformi, ulivi e mirti, che di giorno appare come una grotta inesplorata e di notte è animato dalle frenetiche note di una discoteca. Questo è il Ritual di Baia Sardinia, disegnato e relizzato più di vent’anni fa dall’architetto parmigiano Andrea Francesco Fiore, per tutti ‘ Andres del Ritual’. “ Il nome Ritual – esordisce Fiore – è nato dal fatto che, come Omero ci ha insegnato, in queste grotte attorno ad Arzachena le popolazioni venivano a fare riti propiziatori con sacrifici di animali”. I folti capelli, gi abiti militari consunti: anche Fiore per simbiosi con la sua creatura artistica mostra una sorta di incompiutezza formale, quasi a volersi mimetizzare con la realtà circostante. “Mi potrei definire un artista pirata, alla continua ricerca dei significati della vita, è importante che una persona cerchi di capire i motivi per cui vive”. Riguardo l’aspetto prettamente architettonico dell’opera, Fiore chiarisce che “l’immagine esterna di finto crollo rappresenta un rinnovo culturale e strutturale costante, sempre rispettoso della natura e della storia”. Fiore si schermisce a sentir parlar di opera architettonica: “Questo luogo è una scenografia, non un’opera architettonica”. L’ingresso del Ritual conduce ad un clima quasi mistico, il portale composto da una trave unica istoriata di simboli dell’oroscopo, tra cui quello dell’acquario –indice delle grandi scoperte- e su un lato del portale, una spirale quadrata a segnare le distanze tra il finito e l’infinito; si prosegue attraverso un giardino e si giunge ad una grande cavità naturale a forma di anfiteatro, il vero cuore pulsante del Ritual. “Questo luogo – racconta l’architetto – era nato come posto di riunione per artisti e nel ’68 era una comunità gratuita, poi ha assunto la funzione di discoteca, ma credo che la mutazione della funzione non incida sul valore della struttura”

Tito Pioli, luglio 1997

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